Ancora a proposito di dialetto.
Di tanto in tanto si riaprono dibattiti, confronti e scontri sul dialetto, sulla sua utilità, sulla sua riconosciuta forza espressiva, sulla sua inevitabile agonia e scomparsa.
Personalmente, da sempre bilingue e orgoglioso della lingua madre, auspico, invece, il graduale, crescente interesse per il nostro dialetto, un tempo bistrattato e additato quale linguaggio degli umili, da cancellare! L’interesse che molti insegnanti stanno alimentando con i propri alunni fa sperare davvero che un giorno il dialetto, insieme all’italiano e a una lingua straniera, riconquisti pieno diritto di studio e di cittadinanza. Nell’attesa facciamo nostre alcune riflessioni di Pasolini.
“Quando il mondo classico sarà esaurito, quando saranno morti tutti i contadini e tutti gli artigiani, quando l’industria avrà reso inarrestabile il ciclo della produzione, allora la nostra storia sarà finita”.
“I poeti dialettali non devono avere del popolo una idea sentimentalistica e quindi irreale, ma conoscerlo oggettivamente portando ad esso i sentimenti profondi che ci hanno rivelato i poeti in lingua: di qui l’impegno di tradurre in dialetto i classici. Insomma, lotta contro la retorica, la superficialità, il conformismo, la connivenza col mondo del potere”.
Vito Signorile