Comune di Bari
Quarta Commissione Culture, Turismo, Marketing territoriale e Sport
Centro Polivalente di Cultura Gruppo Abeliano
oMaggio a Bari * La baresità nei libri * Canti di Natale
La baresità nei Libri
Dal 6 dicembre al 6 gennaio * Foyer del Nuovo Teatro Abeliano
Mostra ragionata di libri in dialetto barese e sul dialetto barese
a cura di Vito Signorile con la collaborazione delle Case Editrici
Vocabolari, dizionari, grammatiche, Antologie e raccolte di poesie per celebrare il nostro dialetto
e per informarsi su quanto è stato scritto e pubblicato dai Padri della baresità
e dagli attuali cultori, studiosi, prosatori e poeti innamorati della nostra lingua madre.
(Inaugurazione ufficiale Domenica 13 dicembre ore 17,30 Foyer Teatro Abeliano.
Intervengono Giuseppe Cascella, presidente IV Commissione Comune di Bari e Vito Signorile)
Note sul dialetto (di Vito Carofiglio)
Premessa ideologica: antropologia e dialetto letterario.
Occorre ripensare l’uso letterario del dialetto barese. Ancora stento, e certamente marginale, nella produzione creativa, il dialetto barese ha tuttavia grandi esempi di applicazione e esercizio nel campo della letteratura, ignorati dai più, e spesso anche da coloro che si sono dati nazionalmente il compito di raccogliere e presentare poeti in dialetto. Eppure non mancano né esempi di scrittori in dialetto barese e dell’area barese né nomi di storici antologisti e critici che localmente ( come Pasquale Sorrenti indefessamente ) (1) hanno mostrato la ricchezza e la varietà nei secoli d’una siffatta produzione locale. Pensare a scrivere in dialetto è nella tradizione italiana più illustre, e discende, per non parlare d’altri prima, fin dal divino Dante; Ruzante, Goldoni, Porta, Belli, Basile, Di Giacomo, F.Russo, Meli, Buttitta, fino a Pasolini, e oltre, attestano tale tradizione.
E’ proprio della tradizione italiana l’inveramento del dialetto in lingua, l’assunzione del dialetto letterario locale (anche in senso regionale ) a dignità nazionale, l’intreccio fra i due modi di espressione.
1) Di P. Sorrenti mi limito a ricordare qui solo il volume : “La Puglia e i suoi poeti dialettali” – Antologia vernacola pugliese dalle origini ad oggi, Bari, 1962, poi Bologna, A.Forni, 1981.
Il dialetto letterario è un controcanto della lingua letteraria nazionale, e ne è spesso l’humus, base stessa dell’originalità letteraria apprezzata come nazionale.
Il dialetto letterario è sia un valore in sé sia un valore relazionale: è un valore in sé , in quanto esso può funzionare autonomamente nella sua comunicatività ed espressività; è un valore relazionale, in quanto prende senso e coloritura in rapporto alla lingua-cultura nazionale, in confronto con questa. E’ segno e causa di “bassezza” culturale, di “regressione”, di “caduta”, di “decadenza”, di “localismo” o “provincialismo” o “regionalismo” (a seconda della postazione da cui si giudica il fenomeno ) usare il dialetto in forme letterarie , poetiche e teatrali ? E’ segno d’incultura semplicemente affermarlo.
Note sul dialetto (di Vito Signorile)
La necessità di recuperare e salvaguardare le nostre tradizioni e il nostro dialetto, messo all’indice per intere generazioni dal pregiudizio e dall’ignoranza, è sotto gli occhi di tutti. Il compito è arduo, ma certo vale la pena operare un tentativo non effimero, per conservare quel che resta e recuperare quello che è possibile della nostra “lingua madre” e delle nostre tradizioni, al riparo dalle facili mercificazioni, dagli imbarbarimenti, dalle volgarità grasse e gratuite che spesso ci vengono propinate e che accettiamo a causa della nostra sete di conoscenza che ci rende vulnerabili. A ricercare le nostre radici siamo probabilmente spinti anche dallo stato di totale omologazione e “schiavitù” in cui ormai versiamo indiscriminatamente ad ogni latitudine. Il bombardamento pubblicitario miete quotidianamente le sue vittime e afferma la “società dell’apparire”, del guadagno facile e di un modo di vivere omologato e dunque estraneo. Naturalmente non si tratta di rincorrere un nostalgico e impossibile ritorno al bel mondo antico, ma di offrire un possibile contributo, nella ricerca di radici e identità , attraverso il teatro, la poesia, i canti, le feste, i racconti e quel che resta della Tradizione orale, ripercorsi e riletti con metodo, catalogati, stampati, filmati, per la conservazione e lo studio ma anche per stimolare nuova creatività e affermazione orgogliosa del nostro dialetto. Ripercorrere strade già praticate dai poeti e ricercatori, nostri padri, e rendere accessibili a tutti le nostre radici e la nostra lingua con tutti i mezzi a partire dai libri.
Note sul dialetto (di Tina Tempesta)
Il racconto orale, quello che i nostri bisnonni raccontavano ai loro nipoti nelle lunghe serate invernali attorno al braciere o davanti all’uscio di casa alla luce della luna estiva, è certamente tra i grandi patrimoni di cultura e di costume a rischio di scomparsa. I grandi mezzi di comunicazione e di intrattenimento, la televisione in testa, ha gradualmente e inesorabilmente cancellato quelle antiche abitudini e con esse la salutare abitudine a stare insieme, a chiacchierare, ad allenare l’appagante arte del raccontare con l’ambizione di intrattenere, divertire, sorprendere, meravigliare, commuovere, far sorridere e ridere col solo mezzo della parola e del tono di voce. Straordinari attori, quei nonni! Capaci di inchiodare alle sedie masnade di nipoti per ore e ore. Le storie si arricchivano, si trasformavano di racconto in racconto a seconda della fantasia del narratore. Trame semplici, a volte esili, ingenue, assorbivano tutta la forza dell’attore e si trasformavano, si arricchivano, diventavano veri e propri capolavoro di fantasia e poesia popolare. Non vi è stata attenzione nella veloce parentesi temporale in cui la televisione ha usurpato il nostro tempo e le nostre menti. Molta fantasia popolare è andata definitivamente perduta! Distrazione di poeti e scrittori, disinteresse di editori e librai, ritmi di vita forsennata, hanno dato un congruo contributo al delitto! Qualche scrigno, per fortuna è sopravvissuto. L’esigenza di recuperare in qualche modo una misura d’uomo comincia ad affacciarsi con una certa prepotenza. Forse quella stessa voglia di dimensione umana che spinge noi teatranti a riproporre con testardaggine l’abbandono del “telecomando”, di tanto in tanto, per tornare ad incontrarsi, ad abbandonarsi al sogno, al desiderio infantile di entrare in una favola. Benemerite dunque tutte le Azioni e le Associazioni che spingono oggi a inventare e scrivere storie, in italiano e in dialetto, a ricercare il meglio del nostro passato e rendere così più solide le basi per un futuro migliore.
Canti di Natale
Il giorno 21 dicembre dalle ore 19 alle ore 22
Poeti, Artisti, Musicisti, Rappresentanti delle Istituzioni e semplici Cittadini
Leggeranno poesie, canteranno, brinderanno ai migliori auspici
sul palcoscenico del Nuovo Teatro Abeliano con Canti di Natale
Il tema degli interventi sarà quello dell’Amicizia, della Solidarietà, della fratellanza
E tutto quanto è attinente con il Santo Natale.
La manifestazione sarà condotta da Vito Signorile
Con la partecipazione di tantissimi beniamini della baresità e amici:
Artisti che hanno già aderito:
Pino Di Modugno, Vito Signorile, Tina Tempesta, Antonella Genga, Nico Salatino, Lucia Zotti, Rocco Capri Chiumarulo, Anna Garofalo, Davide Ceddìa, Betty Lusito, Giuseppe De Trizio, Maria Giaquinto, Monica Contini,
Poeti che intervengono:
Rosa Lettini Triggiani, Nicola Cutino, Concetta Fazio Bonina, Emma Maddaluni, Rosaria Zonno, Sabina Minerva, Elisa Ferorelli, Savino Morelli, Emanuele Battista,…
Religiosi che intervengono:
Padre Damiano Bova, Don Enrico D’abbicco
Politici che intervengono:
Carla Palone, Paola Romano, Giuseppe Cascella