IL CORTEO STORICO SECONDO RUBINI
Interventi sulla pag. F.B. di Vito Signorile del 10 marzo e 28 marzo 2015:
Un contributo
Ho letto sulla Gazzetta dei primi contributi anche attraverso servizi. Assolutamente positivo.
Pensate che un tempo era un bel privilegio rendersi utili e partecipare al Corteo. Lo si faceva per devozione.
Un piccolo contributo voglio darlo anch’io e rendermi disponibile gratuitamente.
Per devozione a San Nicola e con l’amicizia e la curiosità di tornare a “giocare” con Sergio Rubini.
Avviso ai naviganti. Qualche superficialità del passato.
Bello il progetto artistico di Sergio Rubini per il Corteo Storico. Non poteva che essere così. Ora bisogna remare tutti per portare “la caravella” in porto.
La riuscita del più importante evento popolare e religioso della nostra città non dipende solo dalla regia.
Molti altri devono interpretare meglio la loro parte senza accampare, dopo, attenuanti e scuse di qualsiasi genere. Un ruolo decisivo e non semplice tocca al Comune.
L’ossessiva, intollerabile invadenza dei troppi, spesso improvvisati venditori di tutto, hanno fatto del nostro Corteo Storico la brutta copia di una pessima festa strapaesana. Abbiamo sognato spesso, e qualche volta suggerito, di ideare bancarelle tutte uguali, in stile e illuminazione antichi (es. una gara di idee tra scenografi e scenotecnici dell’Accademia) date in uso ai venditori autorizzati, con l’obbligo di usare sempre le stesse e solo negli spazi predisposti.
Dove sono finiti i grandi sponsor devoti del Santo e della festa?
L’oscuramento del percorso è un’esigenza antica, non poche volte richiesta da alcuni registi di passate edizioni. Mai attuata! Non vi è mai stata una azione decisa e forte del Comune. Negozianti e commercianti non hanno collaborato; le vetrine e le insegne non si sono mai spente ma anche le luci pubbliche non hanno mai dato il buon esempio. La brevità del percorso escluderebbe problemi di pubblica sicurezza che, invece, è stato il leitmotiv per evitare l’indispensabile oscuramento e, in un passato più remoto, per vietare addirittura l’utilizzo dei “pericolosi” buoi. Anche l’invasione del pubblico nel percorso del Corteo richiede un defatigante e oneroso controllo; il percorso transennato, con tre o quattro gradoni per posti a sedere all’altezza del Piccinni, era la buona regola del Maggio Barese quando sfilavano le bande e i carri dei fiori.
Dove sono finiti gli imprenditori devoti del Santo orgogliosi di associare il proprio nome alla riuscita della festa?
Anche la popolazione, che con caparbia continua a chiamare il Corteo Sorico “la caravella”, che si aspetta uno spettacolo emozionante, che si aspetta di poter esprimere la propria devozione, che si aspetta una grande festa, non può esimersi dal dare il proprio contributo di partecipata civiltà.
Vito Signorile